Alla scoperta della biro, la penna a sfera
La penna a sfera, conosciuta comunemente come biro, nasce negli anni ’40 del 1900, grazie all’intuito dello scrittore ungherese László Bíró. L’autore, per superare gli inconvenienti della penna stilografica, realizza un meccanismo a sfera per rilasciare l’inchiostro su carta con tempi di asciugatura rapidi e senza macchie. Oggi la penna biro ha un meccanismo semplice ed efficace, che la rende lo strumento di scrittura più utilizzato in tutto il mondo.
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Penna a sfera: che cos’è?
Originalmente ideata come alternativa affidabile alla stilografica, oggi la penna a sfera (la famosa biro, dal nome del suo inventore) è sicuramente lo strumento più utilizzato per la scrittura. A differenza della stilografica, che rilascia l’inchiostro attraverso un pennino, la biro è composta da un serbatoio interno che, attraverso una sfera metallica rotolante, deposita l’inchiostro sulla carta. Così come il pennino per la stilografica, la sfera della penna biro può avere diverse dimensioni ed è solitamente costruita in acciaio, carbone, oppure carburo di tungsteno, un materiale inorganico che è tra le sostanze più dure esistenti, usato anche per utensili da lavoro o gioielli.
La storia della biro
L’idea di un meccanismo a sfera per applicare l’inchiostro su carta con uno strumento affidabile nasce già nel XIX secolo. Più precisamente, il primo brevetto che rimanda all’idea di una penna a sfera arriva nel 1888. È il risultato del lavoro e dell’ingegno di John J. Loud, un conciatore di pelli che cercava un modo innovativo di scrivere sul cuoio, visto che le penne stilografiche con il loro pennino non lo permettevano. È da qui che prende forma il concetto di uno strumento composto da un tubo, il serbatoio contenente l’inchiostro, che poi passa sulla carta attraverso una sfera rotante.
Loud aveva così trovato il modo di scrivere su pelle, ma il suo modello di penna a sfera era ancora troppo rozzo e non permetteva di rilasciare un tratto preciso su carta. La sfera era ancora troppo grande e pesante, l’inchiostro troppo fluido non si asciugava facilmente e macchiava il foglio; per questo il suo brevetto non dà vita a un prodotto di massa.
László Bíró, l’inventore della penna a sfera
È in questo contesto che si inserisce l’intuito di László Bíró, uno scrittore e giornalista nato nel 1889 a Budapest in Ungheria e naturalizzato argentino. Bíró cercava uno strumento di scrittura più rapido e semplice della stilografica, che presentava certamente diversi inconvenienti, come i lunghi tempi di asciugatura, le macchiature sui fogli, la necessità di ricaricare frequentemente l’inchiostro.
Una leggenda narra che l’idea di adottare il meccanismo a sfera gli viene osservando dei ragazzi giocare a biglie per strada: dopo aver attraversato delle pozzanghere, le biglie lasciavano a terra dietro di loro una striscia di fango piuttosto uniforme. L’intuizione di Bíró consiste quindi in riprodurre quel meccanismo, inserendo sotto a un tubo di inchiostro una sfera rotante sul foglio di carta. Chiede allora aiuto al fratello Giorgy, chimico di professione, che dà un contributo fondamentale per la riuscita del progetto. Infatti, se il concetto di un meccanismo a sfera per la scrittura non era totalmente nuovo, quello che stavolta lo rende effettivamente efficace è la trovata di utilizzarlo con un inchiostro più vischioso e denso, meno fluido, con una asciugatura rapida. In un certo senso, quindi, l’innovazione fondamentale di Bíró è precisamente la combinazione del meccanismo a sfera con un inchiostro ad alta viscosità, che lo scrittore di Budapest sviluppa insieme al fratello, ispirandosi a quello utilizzato per stampare i giornali.
Nel 1938, Bíró brevetta così il suo modello di penna in Gran Bretagna. Pochi anni più tardi, fuggito in Argentina insieme al fratello, forma nel 1941 i Bírós Pen of Argentina, con cui da l’impulso per la diffusione della penna a sfera in tutto il mondo. Marcel Bich, un industriale italiano naturalizzato francese, è stato fondamentale per la diffusione in Europa. Dopo aver comprato il brevetto, perfeziona infatti il modello, dando vita alla ormai famosissima penna Bic, la penna a sfera usa e getta più famosa e utilizzata oggi nel mondo.
I componenti: come funziona una penna biro
Così come il pennino è la vera anima della penna stilografica, la sfera è il cuore della penna biro. È una pallina di acciaio levigata minuziosamente, pensata nei minimi dettagli per trasferire nel miglior modo possibile l’inchiostro dal serbatoio alla carta.
La pallina è quindi perfettamente sferica, con un diametro che può andare da 0,38mm a 1.6 mm, inserita nella punta della penna sfera, che invece è solitamente composta di plastica, ottone, alpacca o acciaio inossidabile. L’inchiostro è contenuto all’interno di una cannuccia (il serbatoio) e passa sulla sfera attraverso una ghiera di minuscole creste.
Il meccanismo di fuoriuscita del refill (la ricarica) può essere a scatto e a rotazione. Il refill altro non è che un tubo in metallo che contiene l’inchiostro e termina con una sfera, che scorrendo sulla carta permette di scrivere. Quindi rappresenta il vero cuore della penna, e da quello dipendono la fluidità, la scorrevolezza e quindi la qualità della scrittura. In linea generale, si può senz’altro dire che le penne di gamma medio-bassa sono a scatto, mentre quelle di alta gamma utilizzano il meccanismo a rotazione, che è sicuramente più preciso ed elegante.
La cosa più curiosa è che la penna biro può essere più o meno pregiata, con il meccanismo a scatto o a rotazione, rivestita di materiali preziosi e prodotta dai marchi più blasonati. La parte più importante e determinante per la scrittura, però, è proprio il refill. Si può quindi inserire un ottimo refill in una penna da pochi euro (ovviamente compatibile con il refill originale) e scrivere più piacevolmente che con una penna pregiata e un refill scadente. Certo, anche il materiale, il meccanismo, il bilanciamento, l’impugnatura e quindi la qualità (dell’involucro), della penna vera e propria, hanno la loro importanza, ma in misura minore.
La stessa cosa avviene per il roller, di cui parliamo qui.