Pulire la macchina da scrivere, quello che occorre e i passi da seguire

Il fascino della macchina da scrivere risiede soprattutto nella sua meccanicità. Proprio per questo richiede periodicamente pulizia e attenzione. Per poter funzionare in maniera corretta, infatti, i suoi meccanismi hanno bisogno delle migliori condizioni, che possono essere garantite solamente da una corretta manutenzione e da un’attenta cura delle diverse parti che compongono lo strumento.

La macchina da scrivere, uno strumento resistente ma che richiede cura e pulizia

La macchina da scrivere è il simbolo di un’epoca (quella antecedente alla digitalizzazione della scrittura), in cui lo scrivere era ancora legato a un congegno di tipo meccanico. Oggi, come è ben noto, quell’epoca è sicuramente terminata, ma non si è conclusa invece la storia della macchina da scrivere. Infatti, tra un esercito di computer, tablet e smartphone, ci sono tuttora numerosi contesti e situazioni in cui la macchina da scrivere continua ad essere lo strumento preferito per chi scrive.

Ancora oggi, quindi, non è affatto improbabile trovare in circolazione macchine da scrivere in ottime condizioni. Tuttavia, molto spesso accade che queste siano sporche, impolverate, lasciate all’incuria per lo scarso utilizzo che se ne fa. Poiché la macchina da scrivere è uno strumento meccanico, invece, una manutenzione periodica è infatti un aspetto essenziale per garantire il buon funzionamento, oltre che una durata maggiore di questo strumento. Perciò è fondamentale sapere bene come pulirla e lubrificarla.

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Cosa occorre per pulire una macchina da scrivere

Il primo elemento necessario per realizzare una corretta pulizia della macchina da scrivere è la buona volontà e la pazienza. Non siamo infatti di fronte a uno strumento “usa e getta” come tanti che si producono nell’industria tecnologica di oggi. I meccanismi della macchina da scrivere per funzionare bene richiedono le condizioni ottimali dello strumento, e queste possono essere date solamente dall’attenzione, la cura e la manutenzione. Detto questo, l’occorrente da tenere in casa per la pulizia è il seguente:

  • un lubrificante di tipo spray liquido;
  • alcool;
  • carta abrasiva extrafine;
  • un pennello a setole dure:
  • detergente;
  • cotone;
  • spray di olio lubrificante;
  • uno straccio per spolverare.

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Il primo passo: pulizia dei caratteri e manutenzione del rullo

Una volta reperito tutto l’occorrente, le operazioni di manutenzione iniziano dalla pulizia dei caratteri sporchi. D’altronde, lo sporco presente sopra la tastiera è anche il primo “sintomo” che salta alla vista quando una macchina da scrivere è trascurata per troppo tempo. Per pulire i caratteri occorre prima inumidirli con il detergente liquido e successivamente rimuovere i residui presenti e la polvere con il pennello. Le setole devono essere abbastanza dure proprio perché servono a rimuovere e portare via lo sporco.

Una volta terminata con cura e attenzione la pulizia di tutta la tastiera, è ora di passare al rullo. Qui va utilizzata la carta abrasiva extrafine, che deve essere maneggiata con estrema delicatezza per evitare di deformare il rullo, ovvero di renderlo ovale. Quando si notano degli avvallamenti, oppure il rullo risulta essere eccessivamente liscio, è infatti opportuno spianarlo con la carta abrasiva, ma bisogna fare molta attenzione a non alterarne la forma. Una volta che sono state eliminate le irregolarità del rullo, questo dovrebbe tornare ad avere la giusta ruvidezza che permette il giusto scorrimento dei fogli. L’ultima operazione da compiere prima di “lasciare” il rullo è pulirlo, prima con un semplice straccio per spolverarlo e successivamente con un po’ di cotone imbevuto di alcool per rimuovere qualsiasi residuo.

Lubrificare e pulire gli ingranaggi della macchina da scrivere

Il passo successivo è la pulizia e la lubrificazione dell’alberino di trascinamento delle bobine del nastro, un elemento delicato e fondamentale per il buon funzionamento della macchina da scrivere. Prima di tutto, va spolverato con attenzione per rimuovere eventuali residui presenti sulla superficie, dopo occorre solamente lubrificarlo con uno spray leggero, appositamente pensato per le parti meccaniche e che è facilmente reperibile in qualsiasi negozio di ferramenta. Lo spray ci è utile poi per lubrificare, a uno a uno, tutti i meccanismi di azionamento delle astine portacaratteri; questa operazione è molto semplice ma occorre fare attenzione a non utilizzare troppo lubrificante. Per migliorare la fluidità del meccanismo che aziona il rullo, invece, occorre prima rimuovere la mascherina protettiva della testa del carrello.

L’ultima cosa da fare, prima di poter dichiarare concluse le operazioni di pulizia e manutenzione, è controllare sia la tensione delle varie molle, sia il loro corretto aggancio. Eventualmente (nel caso di molle danneggiate), per la sostituzione ci si può rivolgere a negozi specializzati, oppure provare a risolvere da soli. Le molle sono infatti di materiale e forma standard, perciò acquistabili anche nei negozi di ferramenta.

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Storia della macchina da scrivere: nascita e consacrazione di un mito senza tempo

La macchina da scrivere non è un semplice strumento come tanti: ha rappresentato un’epoca e il suo fascino sembra essere senza tempo. Non è azzardato dire che le sue radici sono italiane e che, grazie all’ingegno e alle capacità di Camillo Olivetti, nel ‘900 l’Italia tornò ad essere avanguardia nel campo della scrittura meccanica. Fino alla digitalizzazione della scrittura, che portò nuovamente il centro di tutto oltreoceano.  

Il 26 aprile del 2011 il Corriere della Sera pubblicava l’epitaffio di uno strumento che ha rivoluzionato la storia della scrittura, la macchina da scrivere. “Nei giorni scorsi ha chiuso i battenti in India la Godrej & Boyce, l’ultima azienda al mondo che produceva macchine per scrivere”, così riportava il quotidiano di Via Rizzoli a Milano. Quella notizia, però, altro non era che una bufala e si era diffusa paese per paese proprio per via di quel “copia e incolla” di cui oggi tanti giornalisti cadono vittima e che -ai tempi in cui le redazioni erano fatte di scrivanie con sopra (per l’appunto) le macchine da scrivere- non era invece nemmeno lontanamente immaginabile. Infatti, ancora oggi “resistono” alcune realtà che producono macchine da scrivere in Cina e ci sono diversi contesti in cui questo strumento continua ad essere un’alternativa valida al computer. Basti pensare alla scena da film americano coi servizi segreti intenti a battere su macchina (le macchine da scrivere sono infatti a prova di hacker). Quindi, come riporta giustamente il Museo della macchina da scrivere, con la rivoluzione informatica e l’utilizzo di massa del computer è sì, finita l’epoca per eccezione della macchina da scrivere, ma non la sua lunghissima storia che affonda le radici addirittura più di cinquecento anni fa.

Gioielli per appassionati della scrittura

Gli antenati della macchina da scrivere sono italiani

I primi tentativi per costruire uno strumento di scrittura meccanica risalgono infatti alla seconda metà del Cinquecento. A quell’epoca, Venezia era sicuramente il più importante centro editoriale, la casa di tantissimi librai alle prese con le strette inquisitorie, che censuravano e disciplinavano la cultura letteraria italiana secondo i dettami ecclesiastici. In quella cornice, proprio trai canali della Repubblica di Venezia, l’editore e tipografo italiano Francesco Rampazetto si inventò il primo congegno meccanico che si avvaleva di caratteri in rilievo per scrivere. Questa prima invenzione era per fini puramente medici e umanitari: il Rampazetto pensava a un utilizzo soprattutto in funzione della comunicazione tra persone cieche.

Nei due secoli successivi, fino ad arrivare a una parziale svolta che avviene nella seconda metà del XIX secolo, si calcolano cinquantadue personalità che -in diversi paesi, con modalità e finalità differenti- costruirono ingegnosamente un qualche tipo di macchina da scrivere. Tra i nomi più importanti c’è ancora un italiano, Giuseppe Ravizza che, seppur laureato in Legge, dedicò tutta la sua vita non ai temi giuridici, ma allo studio del problema della scrittura a macchina. Nel 1837 iniziò così a costruire il suo cembalo scrivano. Utilizzando i tasti del pianoforte (da cui appunto prende il nome il congegno), l’inventore di Novara riuscì nell’impresa di cui lui stesso diede una strepitosa definizione:

“Chiamare la meccanica in aiuto all'estesa e importante operazione dello scrivere, sostituire nell'uso generale della mano che traccia le lettere, l'azione d'un meccanismo, in cui le lettere sono già formate perfette e uniformi, invece che operare con una sola mano, operare con ciascuna delle dieci dita...»

La straordinaria opera di ingegneria di Ravizza non gli bastò comunque per vedere il trionfo del suo cembalo scrivano; quando morì nel 1885 a Livorno, la macchina da scrivere ancora non aveva conquistato la società italiana. Dall’altra parte dell’oceano Atlantico, però, le cose andavano in maniera nettamente diversa.

Negli Usa nasce la produzione industriale del mitico modello Qwerty

Fu proprio il cembalo scrivano inventato da Ravizza a dare l’impulso a diversi studiosi e inventori americani. In questo senso, un contributo fondamentale per la messa a punto del congegno fu quello di Christopher Latham, che trovò una migliore disposizione dei tasti distanziandoli maggiormente tra loro. In questo modo, l’azionamento delle leve non provocava l’attrito tra le lettere utilizzate della tastiera. Le prime cinque lettere in alto a sinistra formavano la parola “qwerty” e proprio così vennero chiamati i primi modelli che furono prodotti a livello industriale negli Stati Uniti dall’industria bellica Remington. Quella trovata fu così geniale che il modello Qwerty, il primo esempio di tastiera, è usato ancora oggi dalla Apple e dalle più dinamiche e innovative aziende delle tecnologie informatiche (anche se le leve meccaniche sono state sostituite ovviamente da metodi più avanzati).

Se la Qwerty della Remington può essere considerata la prima macchina da scrivere che conquistò la società di massa americana, fu però un’altra azienda statunitense a imporsi come leader mondiale nella produzione industriale. Nei primi del ‘900, infatti, la Underwood (che già produceva nastri inchiostrati) comprò il brevetto dell’inventore tedesco Franz Xavier Wagner, il quale aveva migliorato le funzionalità introducendo la scrittura frontale. Si superava così un grande difetto dei primi modelli in cui il carattere batteva sotto il rullo, non permettendo di conseguenza al dattilografo di scorgere eventuali errori prima della fine della redazione. La Standard No. 5 della Underwood fu quindi la prima macchina con la scrittura frontale e diventò in pochi anni uno strumento diffuso nelle redazioni di tutto il mondo.

L’avanguardia torna in Italia con Olivetti

È in questo contesto di dinamismo e vivacità che si inserisce Camillo Olivetti. Il suo grande ingegno gli permise infatti di “tradurre” quelle invenzioni dall’America all’Italia, riportando qui l’avanguardia tecnologica, prima nel campo della produzione di strumenti di misura e poi anche delle macchine da scrittura. La presentazione della prima Olivetti (M1) all’Esposizione universale di Torino nel 1911 rappresenta sicuramente un fatto storico importantissimo. A livello estetico, il modello era molto simile a quello prodotto da Underwood, ma una serie di miglioramenti e perfezionamenti consentivano una funzionalità migliore e innovativa della macchina. Dal 1911 al 1920, Olivetti produsse all’incirca seimila macchine M1 in Italia. Nel 1920, il modello Olivetti entrò poi anche nei mercati internazionali. Il passaggio fondamentale fu la presentazione alla Fiera di Bruxelles del modello M20 in cui i meccanismi che compongono il cinematico della scrittura e il cestello delle leve vennero migliorati notevolmente, dando vita a una macchina nettamente migliore rispetto alla M1 e oramai pronta ad imporsi a livello globale.

Il modello Olivetti rimase all’avanguardia a livello mondiale fino al secondo Dopoguerra, con un’evoluzione straordinaria sia in termini di innovazione tecnologica che di design. La famosissima Valentine, per esempio, nel 1968 sorprese con la sua eleganza, presentando per la prima volta nella storia una macchina da scrivere che era disegnata per funzionare anche come sua stessa custodia. Per non parlare delle mitologiche Lettera 22 e Lettera 32.

Il vero tracollo iniziò con la digitalizzazione della scrittura, che ha riportato fuori dall’Italia il centro dell’innovazione tecnologica in questo campo, e reso la macchina da scrivere lo strumento di nicchia che è oggi.

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Olivetti lettera 32

Olivetti Lettera 32, la macchina per scrivere portatile che consacrò il made in Italy nel mondo

La Olivetti Lettera 32 è una delle più famose macchine da scrivere portatili prodotto in Italia. Erede della mitica Lettera 22, riuscì nel difficile compito di bissare quel successo storico e di farsi amare in tutto il mondo. Il segreto della Lettera 32? L’eleganza del design italiano unita ad un’anima tecnologica avanzata. Scopriamola insieme.

Se la Lettera 22 ha avuto il merito di aver reso famoso il marchio Olivetti in tutto il mondo, la Lettera 32, sua erede, è riuscita nell’impresa, per niente scontata, di consacrare l’amore per quella produzione made in Italy. Ancora oggi, infatti, la notorietà della Olivetti è strettamente legata ai due modelli di macchine per scrivere portatili, veri gioielli dell’industria italiana degli anni ’50 e ’60. Furono entrambe prodotte e vendute in migliaia di esemplari, diventando le più amate da studenti e giornalisti, anche per via del costo contenuto e dell’estrema praticità. Nel tempo, poi, si sono trasformate in status symbol, oggetto di culto per appassionati e collezionisti.

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Storia e successi della Lettera 32

Le tappe della storia della Lettera 32, quindi, meritano di essere ripercorse, perché si intrecciano con le vicende dell’Italia del boom economico. La celebre macchina da scrivere, infatti, nasce nel 1963, in un paese in piena rinascita. Inizialmente, a casa Olivetti si pensava ad un semplice restyling della Lettera 22, a più di dieci anni dalla sua messa in commercio. Quello che venne fuori, invece, fu un nuovo gioiello, progettato dall’architetto e designer Marcello Nizzoli.

Il passo in avanti si nota soprattutto sul fronte della tecnologia utilizzata. L’Olivetti Lettera 32, infatti, segna un notevole miglioramento nella meccanica, che le assicura prestazioni superiori rispetto alla sua nota sorella. Non a casa, anche i modelli successivi, come la Olivetti Dora e la Lettera Deluxe, manterranno le innovazioni introdotte con la Lettera 32.

Olivetti Lettera 32
Una macchina per scrivere Olivetti Lettera 32 con custodia in cartone

Continuità con il passato e innovazione. Probabilmente va ricercata in questo binomio la ragione del successo di questa macchina portatile, ribattezzata ben presto la “Olivetti per tutti” e prodotta ininterrottamente, con le sue varianti, fino alla fine degli anni ’80 (anche in stabilimenti fuori dall’Italia, come Jugoslavia e Messico).

Le caratteristiche tecniche della Olivetti Lettera 32

La Lettera 32 appartiene alla categoria delle macchine per scrivere a pressione. Per scrivere le lettere, infatti, si preme il tasto corrispondente, attivando un martelletto che va a battere sul nastro di inchiostro dietro a cui è posizionato il foglio. Per quanto riguarda la tastiera, la versione italiana è equipaggiata con la classica QZERTY, che però lascia il posto ad altre soluzioni nelle produzioni per l’estero. I tasti con numeri e lettere sono 43, per un totale di 86 segni. A questi, si aggiungono due tasti per impostare le maiuscole, un tasto blocco per le maiuscole e la barra spaziatrice. Mancano all’appello, però, diversi caratteri: il numero 1 (bisogna utilizzare la lettera “elle” in minuscolo o la i maiuscola), lo zero (sostituibile con la lettera o maiuscola), le vocali accentate (si può ricorrere all’apostrofo).

Scheda tecnica riassuntiva

  • Tecnologia: Meccanica
  • Azionamento: Manuale
  • Dimensioni: 34 x 34,5 x 10 cm
  • Peso: 5,9 kg
  • Elemento di scrittura: a martelletti porta caratteri
  • Tastiera: QZERTY (nella versione italiana)
  • Carrozzeria: metallica, con coperchio amovibile
  • Colori: azzurro, azzurro diaspron, giallo-verde, rosso (con verniciatura liscia nelle prime versioni, goffrata nelle successive)
  • Tastiera: 43 tasti, corrispondenti a 86 segni
  • Nastro: in tessuto, altezza 13 mm (il cambio colore avviene tramite levetta posizionata sulla destra)
  • Incolonnatore: presente
  • Interlinee: tre posizioni più lo zero

scrivere a mano

Calligrafia e scrittura a mano, prendersene cura fa bene a corpo e mente

La calligrafia, ovvero l’arte di scrivere bene, può aiutare la salute di mente e corpo. Sembra un’affermazione estemporanea e invece ha radici scientifiche. Scrivere a mano ed esercitare la grafia, infatti, attiva zone del cervello fondamentali, potenziando il linguaggio, il pensiero e la manualità. Inoltre, rilassa e aumenta la capacità di concentrazione.

Nell’era digitale, la scrittura a mano rischia di trasformarsi in una “animale” sull’orlo dell’estinzione. Passiamo gran parte della nostra vita a scrivere: mail, messaggi, post sui social e quant’altro. Ma lo facciamo (quasi) sempre digitando frenetici su una tastiera, solitamente del pc o dello smartphone. Quante volte, nel corso della giornata, ci capita di impugnare una penna e vergare qualche parola su un foglio bianco? Praticamente mai, è innegabile. E così la grafia, intesa come gesto dello scrivere rischia di scomparire. E, con essa, la calligrafia. Un vero peccato, perché scrivere a mano non è solo un vezzo per vecchi nostalgici ma un modo per sviluppare appieno le proprie capacità cognitive e per mantenere allenato il cervello. Procediamo, però, con ordine, e prima di parlare dell’importanza della scrittura manuale, inquadriamo bene i termini “lessicali” della questione.

Grafia e calligrafia, di cosa stiamo parlando

Grafia e calligrafia sono parole che spesso vengono utilizzate come fossero sinonimi. In realtà, non è completamente corretto. Se la grafia, infatti, è la resa grafica delle parole, la calligrafia, nel suo significato originario, indica l’arte di scrivere bene. Per estensione, però, nel linguaggio comune, la parola calligrafia è arrivata ad essere utilizzata in sostituzione di grafia. Ed è così che si finisce per parlare di bella calligrafia o brutta calligrafia, una volta considerati errori grammaticali, oggi formule ampiamente accettate, come sottolinea anche la Treccani.

Come cambiare e migliorare la calligrafia: qualche consiglio

Altrettanto di frequente, d’altra parte, si parla di come migliorare o cambiare la propria calligrafia (ma sarebbe più corretto riferirsi alla grafia). È davvero possibile? O bisogna accettarla per quella che è, anche quando incomprensibile? La risposta è sì, la grafia si può cambiare. D’altronde, scrivere è un atto fisico e, come tale, può essere esercitato.

Ecco qualche consiglio:

  • essere costanti nel tempo: scrivere tutti i giorni a mano, anche solo una frase copiata da un libro, è fondamentale per mantenere familiarità con la penna e con la sua andatura sulla carta;
  • mettersi in una posizione comoda, preferibilmente seduti;
  • mantenere puliti e ordinati il foglio e il piano di appoggio;
  • procedere lentamente, senza fretta, cercando di dare alle lettere sempre la stessa grandezza e la stessa distanza le une dalle altre;
  • utilizzare una penna che scorra facilmente sul foglio.

Come scegliere la penna giusta

I benefici della scrittura sulla salute: un ricostituente per mente e corpo

Esercitare la scrittura a mano tutti i giorni, però, non è importante solo per l’estetica della grafia ma anche per la salute di corpo e mente. A confermarlo, ormai, ci sono numerosi studi scientifici, Scrivere manualmente, infatti, attiva delle parti specifiche del cervello, che contribuiscono al benessere complessivo dell’organismo.

In primo luogo, la scrittura rafforza la memoria e la creatività. Il gesto manuale, con la sua lentezza e l’impegno che richiede, abitua alla pazienza, alla sedimentazione dei pensieri e quindi agevola la concentrazione e la capacità di assimilare i concetti. Non a caso, a scuola, molti professori suggeriscono agli studenti di prendere appunti a mano. In questo modo, i ragazzi ricordano di più e meglio e, paradossalmente, hanno meno bisogno di rivedere ciò che hanno scritto per impararlo.

E risultati ancora più significati si osservano nei bambini piccoli, nei quali scrivere a mano porta anche migliori sviluppi nel linguaggio, nella capacità di organizzazione del pensiero e in quella di esposizione. La ragione è nella conformazione del cervello. La parte che si occupa di bocca e mani, infatti, è la zona più ampia della corteccia cerebrale, quella preposta ai movimenti più “fini”.

Ci sono poi tutti gli effetti positivi che l’esercizio della calligrafia lascia sulla manualità ma anche sulla capacità di controllare l’ansia e lo stress. Nelle situazioni complesse, di sofferenza psicofisica, mettersi seduti e tracciare qualche parola su un foglio può diventare quasi un’attività terapeutica e comunque senza dubbio calmante. Scrivere è importante, non ciò che si scrive. Sono il gesto, l’impegno, la dedizione che funzionano, anche quando le parole che si compongono sono senza senso.

Scrivere è bello, imparare a scrivere con la stilografica lo è ancora di più


Olivetti Lettera 22, la macchina da scrivere portatile che ha fatto la storia

Storia e leggenda della Lettera 22, la macchina da scrivere portatile ideata dalla Olivetti e divenuta un’icona mondiale. Le caratteristiche tecniche l’hanno resa un prodotto unico, capace ci conquistare il cuore di grandi giornalisti e scrittori, da Indro Montanelli a Oriana Fallaci, da Enzo Biagi a Ernest Hemingway.

Azzardando un parallelismo tra due grandi industrie made in Italy, si potrebbe affermare che la Lettera 22 è stata, per le macchine da scrivere, l’equivalente di quello che la 500 ha rappresentato per il mercato delle automobili. Un simbolo di italianità nel mondo, un successo destinato a durare decenni, un’icona di stile. E più lo si maneggia, meno il paragone appare azzardato. Infatti, come la 500 di casa FIAT, ancora oggi, è celebrato emblema dell’Italia popolare, così la Lettera 22 è conosciuta per essere stata la prima macchina per scrivere portatile accessibile a tutti. La sua storia, quindi, merita di essere raccontata e ricordata.

Pubblicità Lettera 22 Olivetti
Uno storico manifesto pubblicitario della Olivetti Lettera 22

Lettera 22, una Olivetti nella storia

È una splendida settantenne, la Lettera 22. Fu messa in produzione, per la prima volta, nel 1950. L’Olivetti era guidata allora dall’illuminato patron Adriano. Quella innovativa macchina per scrivere portatile nasceva con un intento chiaro: uscire dagli studi dell’alta borghesia ed arrivare a tutti, impiegati, maestri, personale di segreteria Lo confermavano il suo design, estremamente asciutto e compatto, ma soprattutto il prezzo: 40 mila lire, uno stipendio medio. Non certo una somma irrisoria ma comunque abbordabile rispetto alle altre macchine per scrivere portatili presenti sul mercato.

Nella progettazione della Lettera 22, nulla era stato lasciato al caso. La creazione del modello era stata affidata all’intelligenza prestigiosa di Marcello Nizzoli, uno dei designer italiani più apprezzati al mondo, che lavorò a partire da un progetto di Giuseppe Beccio. La campagna pubblicitaria, invece, fu firmata da un altro fuoriclasse come Giovanni Pintori. Il risultato fu che la Lettera 22 venne premiata prima con il Compasso d’Oro (1954) e poi come miglior oggetto di design del secolo (1959), su valutazione dell’Illinois Institute of Technology. Un apprezzamento poi consolidatosi nel tempo, visto che la macchina è oggi esposta in alcuni dei musei più famosi del mondo, come il MOMA di New York.

Il giornalista Indro Montanelli fotografato mentre scrive con la sua Lettera 22

La macchina per scrivere Lettera 22 nella cultura popolare

Ma come ha fatto un prodotto di successo a trasformarsi in una vera e propria icona? Difficile dire con precisione quale alchimia si verifica in casi del genere. Di certo, però, questo percorso è stato aiutato da “sponsor” illustri, cresciuti proprio insieme alla Lettera 22. La macchina portatile di casa Olivetti, infatti, divenne ben presto la prescelta di giornalisti e scrittori, in Italia e non solo. Il suo nome, negli anni, è stato accostato a firme celebri: Enzo Biagi, Indro Montanelli (celebre la sua foto mentre batte a macchina seduto a terra), Oriana Fallaci, addirittura Ernest Hemingway, vincitore di un premio Pulitzer (1953) e del Nobel per la letteratura (1954).

La Lettera 22 è penetrata in profondità nella cultura popolare, tanto da ricevere citazioni in numerosi film e da diventare oggetto di merchandising (dalle magliette ai francobolli). Günter Grass le ha dedicato addirittura una poesia, contenuta nel libro pubblicato postumo “Della finitezza”.

Olivetti Lettera 22
La Olivetti Lettera 22 con custodia

Le caratteristiche della Lettera 22

Vediamo ora quali sono, nel dettaglio, le caratteristiche tecniche della Olivetti Lettera 22.

Dimensioni e peso. Qui risiede una delle ragioni di maggior successo di questa macchina per scrivere: compattezza e praticità. È larga 32,4 cm, profonda 29,8 cm e alta solo 8,3 cm. Il peso totale è di 4 kg. Ecco perché è facile da riporre nella sua custodia, di cartone o simil pelle, e portare con sé.

Tastiera. Come in tutte le macchine per scrivere dell’epoca, la tastiera adottata è del tipo Qzerty (diversa da quella degli attuali PC). Ai tasi di lettere e numeri si affiancano una barra spaziatrice (la cui dimensione è minimizzata rispetto ad altri modelli), due tasti per le maiuscole, uno per fissare le stesse maiuscole, uno di ritorno e uno di tabulazione. Mancano, invece, il taso del numero 1 e del numero 0, così come quelli con le lettere accentate.

Meccanismo di funzionamento. La Lettera 22 è una macchina da scrivere con leve a pressione. Questo significa che, quando si preme un tasto, il martelletto corrispondente va a battere sul nastro inchiostrato (rosso o nero) e imprime sulla carta il suo segno.

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Scrivere con stilografica

Scrivere con la penna stilografica, ecco come imparare

Scrivere bene con una stilografica è molto più semplice di quanto si pensi. Poche regole da seguire per imparare in fretta ad impugnare bene la penna e farla scorrere fluida sul foglio. Il segreto è nella posizione del corpo, della mano e delle dita. Ecco qualche consiglio utile per riscoprire il piacere della stilografica.

Il piacere di scrivere con la stilografica

Scrivere con la penna stilografica è una piccola forma d’arte. Un piacere che l’avanzare delle moderne tecnologie ha relegato nella sfera del vintage e della nostalgia ma che invece merita di essere assaporato, di tanto in tanto. Non a caso, gli amanti della scrittura, anche quando utilizzano il computer per motivi di lavoro o praticità, si riservano uno spazio per maneggiare una penna stilografica, per impugnarla, per farla camminare lungo un foglio bianco. Un esercizio ma anche un momento dedicato a sé stessi.

Certo, la penna stilo non è più diffusa come decenni fa, non rappresenta più lo strumento di scrittura più utilizzato, anche se ha conservato il suo valore simbolico. Però, imparare a scrivere con la stilografica significa avere a che fare, per la prima, volta, con una calligrafia davvero personale e unica, un vero marchio di fabbrica. Inoltre, la scrittura con stilo è rilassante, perché fluida e scorrevole, così come appare. E non è neanche difficile da praticare, come invece molti pensano. Basta tenere a mente poche semplici regole, che ora vedremo, e la stilografica andrà avanti da sé.

Come scegliere la penna stilografica giusta

Imparare a scrivere bene con la stilografica, le regole da seguire

La scrittura con la stilografica coinvolge tutto il corpo. Bisogna imparare a controllare tre aspetti: posizione del corpo e delle braccia, impugnatura della stilo e movimenti della mano sul foglio. Andiamo con ordine.

La posizione del corpo e delle braccia

Non si scrive solo con la mano ma con tutto il corpo. Attenzione, quindi, a come ci si siede alla scrivania, ancor prima di impugnare la stilografica. La posizione ideale prevede:

  • petto sopra il piano di scrittura;
  • schiena dritta e busto in posizione verticale;
  • testa leggermente inclinata in avanti;
  • avambraccio della mano che scrive quasi completamente poggiato sul piano;
  • avambraccio della mano che non scrive leggermente più arretrato;
  • parte bassa delle gambe perpendicolare al pavimento;
  • piedi poggiati a terra.

L’impugnatura della stilografica

Una volta ben posizionato il corpo, si può passare a verificare l’impugnatura della stilografica, vero segreto di stile. Ecco le regole:

  • la penna stilo deve essere tenuta da pollice e dito medio, che la devono toccare a circa 2-3 centimetri di distanza dal pennino;
  • il dito indice, invece, va appena poggiato sulla penna, in posizione più arretrata rispetto alle altre due dita;
  • anulare e mignolo vanno leggermente arcuati e appoggiati sul foglio, per sostenere la mano;
  • il polso deve essere appoggiato lateralmente e perpendicolare rispetto all’asse formato dalle spalle;
  • la penna va inclinata a 45° rispetto al foglio.

La stilografica per mancini

Il movimento della stilo durante la scrittura

Se corpo, mano e impugnatura sono ben impostati, scrivere con la stilografica diventa un’attività estremamente naturale. Bisogna rimanere rilassati e distesi e far sì che siano solo pollice e indice a muovere la penna. Tutto il resto si limita a seguire.

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Come scegliere la penna stilografica in base al proprio stile

Il primo passo per scegliere la penna stilografica è prendere in considerazione il proprio stile di scrittura. Infatti, le differenze sostanziali tra le varie penne stilo sono dovute ai diversi pennini utilizzati e ad ogni pennino corrisponde uno stile di scrittura. Vediamo insieme allora alcuni consigli per trovare la penna stilografica più adatta.

Quando si tratta di scegliere una stilografica, sia per sé che per regalarla, di sicuro l’occhio vuole la sua parte. L’estetica della penna, quindi, gioca un ruolo fondamentale, soprattutto per un oggetto come la stilo, che ha un’eleganza innata e evoca tempi andati. Colore, forma, intarsi. Tutto concorre a rendere una stilografica più bella di un’altra agli occhi del suo futuro proprietario. Di proverbio in proverbio, però, potremmo anche dire che l’abito non fa il monaco: la penna che piace alla vista potrebbe non essere la più adatta. Infatti, si tratta pur sempre di un oggetto con una finalità precisa: scrivere. E la scrittura, soprattutto con una stilografica, è qualcosa di molto personale. C’è chi impugna la penna con forza e chi ha una presa molto delicata, chi spinge sul foglio e chi lo sfiora appena. Quando si sceglie una stilografica, quindi, si deve tener conto anche e soprattutto del proprio stile di scrittura.

Tutto quello che c'è da sapere sulla penna stilografica

I consigli per scegliere la penna stilografica più adatta: il segreto è nel pennino

Partiamo da una premessa semplice ma essenziale, tutte le differenze sostanziali tra i vari modelli di stilo risiedono nel pennino. Il pennino è l’anima di una penna stilografica. Non è un caso quindi che è anche l’elemento su cui bisogna far convergere la scelta del proprio modello.

Detto ciò, il primo passo per scegliere correttamente la penna stilografica è prendere in considerazione il proprio stile di scrittura. Solo successivamente, si può veramente individuare il pennino più adeguato. Per esempio, chi è abituato a una scrittura piccola, si troverà sicuramente meglio con un pennino fine, mentre chi predilige la scrittura a caratteri grandi, può scegliere un pennino più largo.

Un'altra considerazione può invece valere per chi -quando scrive- è solito fare una forte pressione sul foglio. In questi casi, infatti, più che concentrarsi sulla grandezza del pennino, occorre invece guardare alla sua consistenza. I pennini tubolari, infatti, sono di norma più rigidi di quelli tradizionali e potrebbero quindi risultare migliori per chi scrive con un tratto più pesante.

Un caso a parte è quello dei mancini, che possono trovare pennini progettati specificamente per loro nelle stilografiche per mancini, con il taglio obliquo sulla parte sinistra che gli permette di poter trovare la giusta angolatura di scrittura senza sforzare il polso e aumentando di conseguenza la visuale.

Tutti questi accorgimenti devono comunque essere accompagnati dalla considerazione che il pennino non cambia solamente lo stile di scrittura di una penna stilo, ma anche la modalità con cui usarla correttamente. Per esempio, nel caso in cui si sceglie un pennino largo perché si è abituati a scrivere con caratteri grandi, poi si dovrà anche avere cura di tenerlo in una posizione quasi orizzontale quando si scrive per permettere all’inchiostro di bagnare completamente il pennino e garantire così un corretto funzionamento della penna.

Le tipologie di pennino più comuni

  • Extra Fine (EF).
  • Fine (F).
  • Medio (M).
  • Grande (B).
  • Extra-grande (BB).
  • Obliquo Grande (OB), ideale per un tratto spesso ma allo stesso tempo scorrevole.
  • Obliquo Medio (OM), con una particolare finitura obliqua che consente a chi scrive di provare una maggiore sensazione di scorrevolezza.
  • Left Hand (LH), il pennino adatto per i mancini.

Alla stilografica preferisci altre penne? Leggi gli approfondimenti dedicati alla biro e alla roller


Come scegliere la penna che fa per te. Un confronto tra penna a sfera, roller e stilografica

Scegliere la penna perfetta non è mai facile. Infatti, non esiste un tipo migliore delle altre in termini assoluti. Al contrario, la scelta è soggettiva: deve partire dalle specifiche caratteristiche della penna per valutare quelle che si adattano maggiormente alle esigenze personali e allo stile di scrittura. Ecco un piccolo confronto tra penna a sfera, roller e stilografico, che può essere utile per orientarsi e scegliere al meglio.

A sfera, roller e stilografica, scegliere tra le tre tipologie di penne più utilizzate

Quando si decide di comprare una penna non è mai troppo facile scegliere quella più adatta al proprio stile di scrittura e alle proprie esigenze. Questo per una ragione molto semplice: non esiste una tipologia oggettivamente migliore delle altre; ci sono invece penne che si adattano sicuramente meglio a un particolare modo di scrivere o a specifiche necessità di chi le acquista.

A partire da questa importante premessa, si può riflettere e consigliare alcuni criteri che facilitano la scelta dello strumento di scrittura perfetto. Infatti, ci sono diverse tipologie di penne che si differenziano tra loro per materiale di composizione, tecnologia di trasmissione dell’inchiostro e tipo di scrittura. Oggi le tre più utilizzate sono:

Ovviamente, il primo incontro che si ha con una penna è quello visivo. Per questo, l’estetica è fondamentale per innamorarsi di una penna, ancora prima della sensazione che provoca al tatto, ovvero quando si entra in contatto col materiale di composizione. Detto ciò, al di là dell’estetica e della sensazione di comodità o scomodità che trasmette una penna, è importante anche conoscere le caratteristiche (per le meno quelle principali) delle tre tipologie per capire quale può essere quella più adatta al proprio stile di scrittura e alle proprie esigenze.

Un confronto tra stilo, roller e penna a sfera

Attualmente, nel mondo le penne più utilizzate sono quelle a sfera, conosciute anche come “biro” per lo scrittore ungherese, László Bíró, che contribuì alla loro invenzione negli anni ’40. Il cuore di questo tipo di penna è la sfera, una pallina di acciaio, levigata minuziosamente con un diametro massimo di 1.6 mm che “riceve” l’inchiostro depositato nella cannuccia (il serbatoio) attraverso una ghiera di minuscole creste. Proprio questo meccanismo molto semplice ed agile ha reso la penna biro la più usata in tutto il mondo. Generalmente, questo tipo di penna è consigliato perché si adatta a molti materiali, l’inchiostro si asciuga rapidamente e la riserva ha una durata abbastanza lunga. Invece, un punto a sfavore è rappresentato dal fatto che a lungo andare, se si scrivono testi molto estesi, può accadere che si accumuli inchiostro attorno alla punta, col risultato che si macchia il foglio.

In linea di massima, si può quindi affermare che il punto forte della penna sfera sia la praticità dello strumento, la facilità del refill e in generale la sua semplicità. Ovviamente, queste caratteristiche del meccanismo a sfera la rendono meno attrattiva e interessante da altri punti di vista. Infatti, la penna stilografica che ha un meccanismo di trasmissione dell'inchiostro abbastanza complicato, ha anche una capacità pressoché unica in quanto a espressività e fluidità del tratto. La stilo ha una scorrevolezza maggiore rispetto alla biro e la linea del tratto è più varia: il pennino (che è la vera anima della stilografica) si stringe e si allarga in base al movimento e al polso dello scrittore. Questo, oltre a conferire bellezza alla scrittura, in un certo senso sembra anche poter mostrare, lo stato d’animo di chi scrive.

Detto ciò, la stilografica richiede una particolare cura e attenzione nella manutenzione, soprattutto se la penna non si usa con continuità. Non si può non tenere in conto questo fondamentale aspetto al momento di scegliere quale penna acquistare, così come è importante sapere che non ci si abitua facilmente a scrivere con una stilo visto che bisogna tenerla in obliquo e il pennino non deve mai trovarsi in posizione verticale rispetto al foglio. Insomma, la stilografica è sicuramente molto avanzata rispetto alla bellezza e alla varietà del tratto, ma è senz’altro è un tipo di penna poco pratica, molto esigente e delicata.

Infine, per avere un quadro completo e quindi poter scegliere al meglio che tipo di penna acquistare, non bisogna dimenticare la famosa roller. Le penne roller sono una variante delle penne a sfera. Pur adottando sempre il meccanismo di una sfera rotolante per trasferire l’inchiostro su carta, infatti, usano un inchiostro differente a base di acqua o gel, e non di olio, che permette un tratto maggiormente fluido e continuo, quindi più piacevole e anche funzionale. Tuttavia, è anche vero che l’inchiostro impiega più tempo ad asciugarsi sul foglio, il refill della penna roller dura poco, inoltre senza cappuccio l’inchiostro si secca rapidamente e la penna non scrive più. Infine, c’è un altro aspetto per cui la roller può essere sconsigliata in certi casi. Poiché l’inchiostro della roller satura molto di più la carta, se viene utilizzata per scrivere con tipi di carta più sottili, allora l’inchiostro la può trapassare, macchiando così la base e il foglio sottostante.


La manutenzione della penna stilografica: alcuni piccoli ma importanti consigli

Il peculiare funzionamento della penna stilografica garantisce una fluidità ed espressività del tratto unici, ma richiede anche una particolare cura e attenzione nella pulizia e nella manutenzione. Per questo, è importante seguire poche ma importanti regole che permettono un ottimo funzionamento e una lunga durata della penna.

Amore e pulizia: due elementi fondamentali per la penna stilografica

Gli elementi essenziali per prendersi cura della propria stilografica e garantirne così un ottimo rendimento e una lunga durata sono fondamentalmente due: amore e pulizia. Amore perché la penna stilografica è il mezzo con cui trasferiamo su carta i nostri pensieri, le nostre idee e le nostre emozioni. Pulizia perché come ogni strumento elegante e raffinato ha bisogno di cura e manutenzione per rendere al meglio. Per quanto riguarda l’elemento affettivo, è ovviamente difficile dare consigli e ogni persona è libera di affezionarsi alla propria stilografica come meglio crede. Per la pulizia ci sono invece alcuni piccole ma importanti regole che in ogni caso è fondamentale seguire.

Sei mancino? Ecco la stilografica più adatta a te

La pulizia della penna stilografica: le regole più importanti da seguire

Partiamo da un’importante premessa: il peculiare meccanismo di trasmissione dell’inchiostro della penna stilografica garantisce un tratto fluido elegante ed espressivo, ma richiede anche una particolare cura ed attenzione per funzionare in maniera ottimale.

La prima regola fondamentale è togliere l’inchiostro o la cartuccia se non si usa per un lungo periodo la penna stilografica, infatti, l’inchiostro potrebbe seccarsi e creare incrostazioni nell’alimentatore, impedendo così alla penna di scrivere.

Per la pulizia consigliamo esclusivamente l’utilizzo di acqua fredda, evitando altri prodotti o solventi che potrebbero invece rovinare la penna stilografica. Se la penna è a stantuffo o con altri metodi di caricamento diretto, l’operazione consiste in caricare e scaricare il serbatoio, fino a quando l’acqua non uscirà completamente pulita. Invece, se la penna è a cartuccia, si può lasciare scorrere direttamente l’acqua dal rubinetto. In ogni caso, se non si riesce a rimuovere tutte le incrostazioni, allora è consigliabile lasciarla “a mollo” in acqua fino a quando è necessario. Fermo restando, che se la penna ha parti in metallo, è fortemente sconsigliato lasciarla in acqua per molto tempo.

Se le operazioni di pulizia “casalinghe” non sortiscono gli effetti sperati (e la pena continua a funzionare male), il nostro consiglio è di contattare un centro specializzato che potrà eseguire la pulizia professionale e controllare inoltre se il problema è dovuto ad altri fattori. Un errato allineamento del pennino, per esempio, potrebbe essere la causa del malfunzionamento.

Leggi anche gli approfondi,enti dedicati alla penna a sfera e alla roller

Alcuni piccoli accorgimenti da seguire per prendersi cura della propria stilografica

La posizione migliore per far riposare la penna è tenerla in verticale, con il pennino rivolto verso l’alto. Quando si ricarica la penna stilografica a stantuffo o converter, dopo averla estratta dalla boccetta, un consiglio molto utile è far uscire 4/6 gocce prima di utilizzarla.

Un accorgimento importante da seguire è anche l’asciugatura minuziosa del pennino dopo l’utilizzo dell’alimentatore (il condotto), preferibilmente con un panno di cotone o un foglio di carta assorbente. Un’attenzione particolare meritano i modelli con pennino corazzato: in questi casi l’inchiostro in eccesso potrebbe non vedersi perché presente all’interno dell’impugnatura. Bisogna quindi mettere la penna in verticale e far scendere l’inchiostro prima di asciugarlo.

Infine, uno degli errori più comuni -da evitare assolutamente- è quello di provare ad addrizzare o riparare da soli il pennino quando viene danneggiato da un urto o da una caduta. Infatti, riparare un pennino è un’operazione delicata e per questo occorre affidarsi a un professionista ed evitare di fare da sé, si potrebbero fare ulteriori danni!


Penna stilografica per mancini

La penna stilografica per mancini

È universalmente riconosciuto che la penna stilografica ha un tratto unico in quanto a espressività e fluidità. La qualità del tratto è dovuta principalmente al sistema di trasmissione dell’inchiostro su foglio attraverso il pennino, che è la vera anima della stilografica. Per i mancini è stato progettato un apposito pennino, che grazie al taglio obliquo sulla parte sinistra permette anche a chi scrive con la mano sinistra di trovare il giusto angolo di scrittura.

Le caratteristiche della penna stilografica

La caratteristica principale della penna stilografica è la fluidità e l’espressività del tratto. Grazie a un innovativo sistema di distribuzione dell’inchiostro dalla cannetta (serbatoio) al pennino, infatti, la stilografica è in grado di trasmettere sul foglio l’inchiostro in modo omogeneo e compatto. La vera anima della penna stilografica è infatti il pennino: costruito con materiale pregiato permette la morbidezza e l’eleganza del tratto. Per questo, le tipologie di stilografiche si differenziano precisamente in base al tipo di pennino che utilizzano, che determina poi lo stile della scrittura. A un tipo di pennino più grande, corrisponde un tratto più spesso, mentre i pennini più piccoli sono indicati per chi predilige un tratto più fino.

La stilografica per mancini

Un’altra caratteristica fondamentale della penna stilografica è che non deve essere mai utilizzata verticalmente. Al contrario, il pennino va appoggiato sul foglio in modo obliquo a 45°; questo per permettere un passaggio ottimale dell’inchiostro sul foglio. Ovviamente, con i pennini tradizionali i mancini fanno difficoltà enormi a tenere il giusto angolo di scrittura. Perciò, sono stati ideati pennini speciali, che presentando il taglio della punta obliquo a sinistra facilitano la scrittura ai mancini. Tutte le altre componenti (cannetta, fermaglio, involucro di protezione…) sono speculari alla penna stilografica tradizionale. Quindi, cambia solamente il pennino.

Il pennino per mancini non risolve purtroppo il problema di sporcarsi con l’inchiostro fresco. Detto ciò, l’obiettivo raggiunto grazie alla progettazione di penne stilografiche per mancini è quello di uno sforzo nettamente minore per chi scrive con la mano sinistra. Questo perché con il pennino tradizionale il polso era obbligato a tenere una posizione innaturale e alquanto scomoda. Inoltre, il pennino con il taglio obliquo a sinistra consente una maggiore visuale a chi scrive, che può così finalmente vedere chiaramente e senza sforzi quello che sta scrivendo.