La penna stilografica, regina di scrittura

Grazie a un peculiare sistema di trasmissione dell’inchiostro, la penna stilografica ha una capacità unica in quanto a espressività e fluidità del tratto. Il pennino rappresenta la sua vera anima e deve essere scelto in base allo stile di chi la usa. Proprio per questo è fondamentale conoscere i diversi tipi di pennino sul mercato e le loro caratteristiche, così come è importante sapere come si differenziano tra loro le diverse tipologie di penne stilografiche. E poi bisogna prendersene cura, con periodiche manutenzioni e riparazioni certificate.

La penna stilografica, un mito intramontabile e quanto mai vivo! Guai a volerla rinchiudere in un museo, la stilografica non è solo materia per collezionisti ma un oggetto da riscoprire, in questi anni fatti di pc, tablet e schermi touch. Solo ad evocarne il nome, ci si sente circondati da un’atmosfera nuova, fatta di grandi fogli bianchi attraversati da righe ordinate di inchiostro. Chiudendo gli occhi sembra quasi di sentire il profumo dei mobili di legno, delle stoffe, di una “antichità” che merita sempre di essere riscoperta, conservata e valorizzata. La penna stilografica, quindi è molto più di una semplice arma per scrittori, è un vero e proprio simbolo. Ma per conoscerla bene, meglio cominciare dal principio.

Penna stilografica: che cos’è

La caratteristica principale della penna stilografica è il sistema di distribuzione che, grazie ai principi di gravità e capillarità, collega un serbatoio pieno di inchiostro a un pennino. Infatti, è grazie a questo peculiare sistema che la penna stilografica ha una capacità unica in quanto a espressività e fluidità del tratto di scrittura. Allo stesso tempo, la penna stilo richiede una particolare cura e attenzione. Se non viene usata quotidianamente, per esempio, l’inchiostro del serbatoio potrebbe seccarsi, ostruendo il sofisticato sistema di distribuzione, che non riuscirebbe a far arrivare al pennino un flusso uniforme, indispensabile per una scorrevole e piacevole scrittura.

La penna stilografica nella Storia

Si hanno tracce di origini della moderna penna stilografica già dall’antichità. Nel 953, infatti, quando un imam egiziano chiese una penna che non macchiasse, ricevette proprio una penna composta da un serbatoio e da un pennino, da cui fuoriusciva l’inchiostro. Più tardi, nel Rinascimento, una penna di questo tipo venne descritta anche in alcuni disegni di Leonardo da Vinci.

Per quanto riguarda la sua storia moderna, invece, si può far coincidere con il 1780, anno in cui viene sviluppato un prototipo di penna stilografica da un tale Scheller, che gettò così le basi per il primo brevetto arrivato nel 1809. Poco meno di venti anni più tardi, nel 1827, anche il governo francese brevettò la penna stilografica e diede avvio a una vigorosa produzione.

Lo scoglio maggiore contro cui ci si scontrava nel perfezionamento di questo nuovo oggetto era la necessità di garantire un flusso di inchiostro uniforme: abbastanza per scrivere ma non troppo da macchiare tutto. Ne furono provate davvero di tutti i colori, sistemi complessi di valvole, sfiatatoi e rubinetti. Alla fine, si capì che l’unica soluzione possibile era affidarsi al fenomeno fisico della capillarità.

Il passaggio fondamentale verso la moderna penna stilografica consiste quindi nel superamento dei problemi legati al funzionamento del sistema di distribuzione tra serbatoio e pennino. In questo senso, fu fondamentale l’apporto di Lewis Waterman, che inventò l’alimentatore multicanale dando affidabilità e funzionalità a questo tipo di penna. Da allora, ovviamente, sono stati fatti progressi giganteschi rispetto alle modalità di alimentazione e ricarica del serbatoio. Nel 1929 la Pelikan arrivò a progettare la penna stilografica a stantuffo. Il modello a stantuffo è ancora sul mercato, anche se ovviamente molto meno utilizzato rispetto alla cartuccia, creata dalla filiale francese della Waterman, che oggi rappresenta sicuramente il sistema più usato.

Come funziona la penna stilografica

Bella a vedersi, lineare d’aspetto, la pena stilografica è in realtà una macchina ben costruita e uno strumento di scrittura non facile da maneggiare. Ci vuole rispetto!

La stilografica pezzo per pezzo

Oltre alla cannetta, che funziona da serbatoio, e al pennino da cui fuoriesce l’inchiostro, la penna stilografica è composta da:

  • l’involucro, ovvero la parte esterna, spesso composto da fusto (corpo) e cappuccio;
  • il sistema di erogazione che permette all’inchiostro di passare dalla cannetta al pennino attraverso dei minuscoli canali e poi di “scendere” sul foglio;
  • il fermaglio, inizialmente non molto utilizzato, ma che poi si è poi andato affermando col tempo, fino ad essere oggi di uso comune.

Funzionamento, utilizzo e manutenzione

Non è facile prendere confidenza con questo tipo di penna, per questo è importante fare un po’ di pratica ed esercitarsi. A differenza delle altre tipologie, la penna stilografica non deve essere utilizzata verticalmente, il pennino deve essere invece appoggiato sul foglio in modo obliquo a 45°, mantenendo la penna ferma tra pollice e indice. Con il peso della penna, una volta che si poggia il pennino, l’inchiostro uscirà automaticamente e, se il pennino è flessibile, a seconda della pressione che si esercita, si può avere un tratto più o meno largo.

Una cura e attenzione particolare è richiesta quando finisce l’inchiostro o si vuole cambiare il colore. È consigliabile sempre pulire il pennino e, quando si rimette il cappuccio, è importante mantenere la penna in verticale con il pennino rivolto verso l’alto, altrimenti l’inchiostro potrebbe uscire e provocare delle macchie. Per una conservazione ottimale della penna stilografica, quindi al di là che si finisca o no l’inchiostro, questa manutenzione dovrebbe essere eseguita più o meno ogni due o tre settimane.

Tipologie di penne stilografiche: dipende (molto) dal pennino

Il pennino può essere considerato l’anima della penna stilografica; è costruito con un materiale pregiato che dona morbidezza alla scrittura della penna. Può essere in acciaio, in oro, materiale duttile che rende morbida e scorrevole la scrittura, e da un po’ di anni anche in titanio.

Non c’è un unico modello di pennino, anzi, cambiandolo si trasforma lo stile della penna stilografica, che deve comunque adattarsi al tipo di scrittura della persona che la usa. Per esempio, una persona che tende a scrivere con un tratto spesso, dovrà cercare un pennino più largo, mentre chi è abituato a un tratto più piccolo e ad una scrittura minuta, dovrà scegliere un pennino più fino. Per questo, ci sono diverse tipologie di pennino, che si differenziano prevalentemente (ma non esclusivamente) in base alla grandezza della loro punta:

  • Extra Fine (EF).
  • Fine (F).
  • Medio (M).
  • Grande (B).
  • Extra-grande (BB).
  • Obliquo Grande (OB), che consente quindi di ottenere un tratto spesso ma comunque scorrevole.
  • Obliquo Medio (OM), con una particolare finitura obliqua pensata per aumentare la sensazione di scorrevolezza.
  • Left Hand (LH), ovvero il pennino specifico per i mancini.

Al di là dello stile di pennino che si sceglie, le penne stilografiche si possono comunque dividere in tre tipologie principali, che si caratterizzano invece per le modalità di ricarica.

  1. La penna stilografica a cartuccia è sicuramente la tipologia più comune; l’inchiostro si ricarica sostituendo direttamente la cartuccia terminata con una nuova cartuccia piena.
  2. La penna stilografica a converter. In questo caso, quando si esaurisce, la cartuccia non viene sostituita ma ricaricata di volta in volta. Così si risparmia lo spreco di una cartuccia, ma ovviamente il processo di ricarica è più complicato rispetto alla sostituzione. Il vantaggio è che, se necessario, può essere sostituito dalla cartuccia, sicuramente più pratica in alcune situazioni.

La penna stilografica a stantuffo, invece, non ha nessuna cartuccia, ma un serbatoio interno che deve essere ricaricato direttamente. È certamente la soluzione meno comoda, ma anche la più affascinante e vera; alcuni appassionati puristi non ammettono alternative!

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